Venezia: le grandi navi e il rischio Danger List
Il 21 Giugno scorso, l’UNESCO (agenzia dell’ONU per l’Istruzione, la Scienza e la Cultura) ha rilasciato un documento sullo stato di conservazione dei siti facenti parte della Lista del Patrimonio Mondiale. Brutte notizie per il nostro Paese: Venezia potrebbe finire nella Lista del Patrimonio in pericolo.
credits: siviaggia.it
Il Rapporto
Il documento pubblicato dall’agenzia ONU sullo Stato di
conservazione dei beni inscritti nella World Heritage List è di fatto
frutto di un monitoraggio che viene svolto sui siti, in base al quale si
rilevano criticità e si propongono delle “bozze” di provvedimenti che
potrebbero essere adottati dal World Heritage Commitee. Nel caso
specifico, la prossima riunione del Comitato si terrà dal 16 al 31 Luglio 2021
e in questa sede saranno resi noti i provvedimenti adottati.
Il monitoraggio sul sito di Venezia e della Laguna non ha
prodotto risultati incoraggianti: tante sono le criticità riscontrate, prima
fra tutte il rischio costituito dalla presenza delle grandi navi nella laguna.
È da tempo ormai che si discute sull’opportunità del
passaggio delle grandi navi nella laguna veneziana. Sono tante le voci che si
oppongono, reclamando che la loro presenza sia rischiosa per le persone e
soprattutto per il sito naturale e culturale che di per se stesso costituisce
un ecosistema assai fragile. Indelebile nella memoria collettiva è l’incidente
verificatosi nel 2019, quando una nave da crociera nel canale della Giudecca ha
speronato un battello turistico ormeggiato, producendo, fortunatamente, nessun
morto. Nel 2012, a seguito della tragedia del Giglio, il governo aveva ripreso in mano
la questione del transito delle grandi navi: il risultato era stato il decreto
Clini-Passera, che vietava il transito nel canale della Giudecca alle navi passeggeri
di oltre le 40 tonnellate; il decreto non fu mai convertito in legge. Nel marzo
2021, invece, il governo Draghi ha approvato un decreto, convertito in legge a
maggio, in accordo con il quale si bandisce un concorso per trovare soluzioni
alternative all’attracco delle grandi navi in laguna; ma tutti sanno che il
processo sarà lungo e dunque non è una soluzione dal risvolto pratico, come
sottolinea il report UNESCO.
Sempre nel marzo 2021, inoltre, i ministri della Transizione
ecologica, della Cultura, del Turismo, delle Infrastrutture e della Mobilità
sostenibili avevano disposto di deviare il flusso delle grandi navi verso il
porto di Marghera. Quest’ultima non può essere una soluzione definitiva, poiché
il suddetto porto non è adatto ad accogliere i passeggeri,
dovrebbero essere costruiti altri terminal.
La situazione è assai complessa, dunque, ma l’UNESCO chiede
al governo italiano di pianificare una strategia che non guardi al breve periodo
(come nel caso di Marghera) ma di pensare a una soluzione permanente, da
presentare al Comitato nella quarantacinquesima sessione che si terrà nel 2022. Intanto, propone l'iscrizione nel sito nella Danger List del Patrimonio Mondiale.
Danger List
La Convenzione UNESCO sulla protezione del Patrimonio Culturale e Naturale del 1972, è l'atto di diritto internazionale attraverso cui è stata istituita la celeberrima World Heritage List, cioè la Lista del Patrimonio Mondiale. I beni inseriti in questa lista rispondono al requisito di possedere un "outstanding universal value", cioè uno straordinario valore per l'umanità. Per questo motivo, i paesi firmatari della Convenzione si impegnano a fare rete e a fornire supporto per tutelare suddetti siti.
Parallelamente a questa lista, però, nella stessa Convenzione, ne viene istituita un'altra: la Danger List, cioè la Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo. Il passaggio dalla World Heritage List alla Danger List viene deliberato dal World Heritage Commitee sulla base di un monitoraggio costante. I siti possono finire nella lista quando la loro integrità materiale, e dunque la loro sopravvivenza, viene minacciata: cioè, viene minacciato il loro Outstanding Universal Value. Le fonti della minaccia possono essere diverse, da conflitti armati, a imperversare di fenomeni metereologici avversi, a una cattiva gestione del sito, all'eccessiva pressione antropica.
Altre criticità
Se le grandi navi sono il fulcro delle preoccupazioni
nazionali e internazionali, non sono gli unici problemi su cui il governo dovrebbe
concentrarsi.
Il rapporto mette in evidenza l’impatto negativo che l’eccessivo
flusso turistico indirizzato alla città di Venezia ha generato e potrebbe
ulteriormente generare sull’intero tessuto urbano. Quando pensiamo a una mèta
turistica, dobbiamo tener conto del concetto di capacità di carico: parliamo
della capacità massima di pressione antropica che un territorio è in grado di
sopportare. Quando si eccede la capacità di carico, si incorre nel possibile
danneggiamento materiale del territorio, che alla lunga potrebbe portarne alla
scomparsa, e soprattutto alla perdita di quei caratteri identitari che rendono
il territorio appetibile e desiderabile come mèta di turismo. In poche parole,
è un cane che si morde la coda.
Altri danni provocati da un’eccessiva massificazione del
turismo, riguardano i fenomeni di espulsione dei residenti dai centri storici
(la così detta gentrification) in favore della conversione delle loro abitazioni
in strutture ricettive per i turisti o esercizi commerciali indirizzati agli
stessi. Allontanare i locali dalla città, significa escludere la comunità
locale dalla partecipazione al loro diritto all’eredità culturale e depauperare
il territorio: Venezia risulta così una “città-luna park” , come molti dicono.
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