Museo civico Filangieri: museo della città per la città


Situato all'inizio di Via Duomo, provenendo da Corso Umberto, il Museo Civico Gaetano Filangieri è uno dei musei gioiello della città di Napoli, della cui tradizione artistica intende essere custode. 


UBICAZIONE

Nel 1881 il Principe di Satriano, Gaetano Filangieri junior, nipote del celeberrimo illuminista napoletano Gaetano Filangieri senior, presentò al Consiglio Comunale di Napoli un progetto per la costituzione di un Museo Civico allocando le proprie collezioni d’arte nel Palazzo Como (allora proprietà del Comune) in Via Duomo. 
La scelta del sito non fu casuale: a partire dal 1879, infatti, nel contesto di un progetto di ampliamento di Via Duomo, parte del più vasto intervento di riqualificazione urbanistica della città di Napoli conosciuto come “Risanamento di Napoli”, il quattrocentesco Palazzo Como era stato destinato alla demolizione. Esso non era allineato al nuovo asse viario disegnato dal progetto, ma risultava sporgente di circa venti metri. Si aprì dunque un’aspra diatriba su come risolvere il problema. Le possibilità non sembravano poi tante: il palazzo poteva essere demolito oppure “accorciato”, perdendo così la sua facciata. Entrambe le opzioni prefiguravano inevitabilmente la perdita parziale o totale dell’edificio. L’opposizione degli intellettuali fu strenua: Palazzo Como rappresentava un esempio di architettura rinascimentale in stile toscano su suolo partenopeo. Tra i più arditi difensori di Palazzo Como vi era proprio il Principe di Satriano, Gaetano Filangieri junior. Membro della commissione comunale per la conservazione dei monumenti, egli sostenne la necessità, in primis, di salvare l’edificio, e successivamente di rifunzionalizzarlo, trovargli una nuova destinazione d’uso affinché non rimanesse vuoto. Non è iperbolico affermare che Filangieri si sia battuto per la “vita” di Palazzo Como: un edificio è percepito come parte dello spazio vissuto dalla comunità locale solo se ha una funzione di cui possano beneficiare i cittadini stessi. È vivo solo se è vissuto. Su questa volontà si innesta l’idea di costituzione del Museo civico. 
Si decise così di risparmiare Palazzo Como dalla demolizione: la facciata dell’edificio sarebbe stata smontata e arretrata di venti metri a spese del principe stesso. Per questa ragione, l'edificio è noto come "il Palazzo che cammina".


IL MUSEO

Il progetto di costituzione del museo civico Filangieri era assai ambizioso e rispondeva a esigenze di diverso ordine. Nelle intenzioni del principe vi era quella di creare un museo “della città per la città”, uno spazio, cioè, che potesse essere vissuto tanto dagli estimatori d’arte quanto dai “profani”. Non un semplice “contenitore di forme belle” — come venne invece inteso per molto tempo — ma un luogo di studio delle esperienze artistiche innanzitutto locali e incubatore di nuove espressioni dell’arte napoletana. 
Il museo venne aperto al pubblico nel Novembre del 1888. 
Nonostante le intenzioni del suo fondatore, i visitatori del museo erano soprattutto membri dell’alta e media borghesia napoletana, gli unici che fossero stati “abituati”, nel loro percorso di formazione, a fruire di un museo. Essi intendevano, però, l’istituzione museale semplicemente come un luogo di raccolta di opere delle quali riconoscevano convenzionalmente il valore artistico. Più che un sincero amore per l’arte e un interesse per le collezioni Filangieri, a muoverli era dunque “l’abitudine”. Gli altolocati visitatori sembravano,però, gradire sinceramente il modo in cui era allestito il museo. Ancora oggi esso, infatti, più che uno spazio espositivo o un luogo di ricerca scientifica, ricorda una casa privata, un elegante salotto arredato alla maniera di quelli inglesi, creando un’atmosfera familiare, tanto da trasformare il museo stesso nel “luogo delle private emozioni”, a dire di alcuni .


SALE

A contribuire all’aspetto e alla percezione di dimora privata del museo sono anche elementi che riconducono continuamente alla celebrazione dell’illuminata famiglia Filangieri, in primis la divisione delle sale. 
L’ambiente d’ingresso, infatti, è la sala dedicata a Carlo Filangieri (1784-1867), padre del fondatore del museo, illustre militare. La sua brillante carriera militare è richiamata dalle numerose armi in esposizione collezionate da egli stesso, di provenienza non solo europea ma anche asiatica. Le volte della sala sono rivestite da mosaici, realizzati dalle officine Salviati di Venezia, la cui decorazione floreale si intreccia allo stemma della famiglia e ai nomi dei suoi esponenti più illustri. 
Proseguendo su per un’ampia scala elicoidale si accede alla Sala Agata, dedicata ad Agata Moncada di Paternò, madre di Filangieri. La cifra peculiare di questo spazio è il pavimento maiolicato sul quale si ripete lo stemma della famiglia Filangieri. La sala oggi ospita gran parte dei dipinti appartenenti al patrimonio museale.
Attraverso una scala è possibile accedere allo spazio rialzato della sala Agata, costituito da un ballatoio lungo il quale sono esposte collezioni di ceramiche, maioliche e porcellane di pregiata fattura. Il passaggio pensile converge verso la Biblioteca, forse lo spazio più privato dell’intero edificio. Qui è posta la scrivania del Principe stesso e la sua raccolta personale di volumi non solo in italiano ma anche in lingua francese e inglese. Questo ambiente è stato reso accessibile al pubblico solo in tempi recenti, nel maggio del 2019, nel contesto dell’iniziativa del Maggio dei Monumenti.


GESTIONE

Il Museo è stato riaperto al pubblico nel 2012, dopo più di un decennio di inattività. Il 2015 è stato segnato dalla riapertura al pubblico della Sala Agata, sotto la gestione Leonetti Dal 2018 ha assunto la direzione del Museo il dottor Paolo Jorio, dal 2003 già direttore del Museo del Tesoro di San Gennaro. La gestione integrata di queste due strutture non è solo una scelta imprenditoriale, ma ha anche una sua valenza ideologica: promuove il dialogo tra quelle che sono considerate due componenti essenziali dell’identità culturale napoletana, da una parte il cuore religioso (San Gennaro), dall’altra quello civile e illuminato (il Filangieri) della città.




Foto: veduta della Sala Agata, Museo Civico Filangieri
Credits: https://images.app.goo.gl/6MAC4PAQCMvRJ8kr7


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